La situazione politica in Bielorussia è molto difficile. Da un lato il regime di Lukashenka accorso in appoggio a Putin, dall’altro la maggior parte della popolazione che aveva di fatto dato mandato a Sviatlana Tikhanovskaya con il voto del 2020, ma che il regime non ha riconosciuto. Poi la guerra ruso ucraina cui la Bielorussia guarda con grande interesse. Già perché il ruolo che la Bielorussia sta mantenendo in questa fase è peculiare. Da un lato Lukashenko ha dichiarato di non voler entrare direttamente in guerra con un impegno sul campo, a meno che non sia strettamente necessario. Si tratterebbe di uno scenario impopolare che condurrebbe a nuove proteste contro il Presidente. Ne ho parlato non Olga Surinova, bielorussa, ormai da vent’anni in Italia, impegnata in manifestazioni insieme ai gruppi di bielorussi Italia. Con lei ho tracciato un quadro sull’attuale situazione nel suo paese.
D. – Alla luce della guerra tra Russia e Ucraina e la crescente crisi diplomatica tra Russia e paesi europei come valuti attualmente i rapporti tra Bielorussia e Russia e quali potrebbero essere le prospettive?
R. – Negli anni del regime di Lukashenka la Bielorussia ha di fatto perso sempre di più la propria indipendenza prima di tutto a livello economico ma anche politico, diventando attualmente un paese sotto forte influenza di Putin. Per mantenere il proprio potere Lukashenka ha messo a disposizione delle truppe russe i territori del paese diventando il complice di Putin nell’attacco all’Ucraina. Inoltre il regime ha preso parte alla deportazione dei bambini ucraini dai territori colpiti dalla guerra verso Bielorussia. Ci sono vari accordi tra due paesi che riguardano aspetti economici, doganali; sistematicamente si svolgono sul territorio bielorusso le esercitazioni degli eserciti bielorusso e russo. Direi che finché ci sono Putin e Lukashenka non si può parlare di una Bielorussia indipendente.
D. – Al di là della propaganda qual è il rapporto tra il popolo bielorusso e Aliaksandr Lukashenka e la sua leadership all’interno del paese è ancora forte?
R. – Le elezioni presidenziali del 2020 hanno mostrato chiaramente come stanno le cose in Bielorussia: la maggioranza dei bielorussi ha votato per il cambiamento, e per la candidata dell’opposizione Sviatlana Tikhanovskaya. Se la leadership di Lukashenka fosse stata ancora forte non avrebbe avuto bisogno di truccare i risultati delle elezioni e non avrebbe avuto bisogno di mettere in atto la macchina delle repressioni che va avanti da anni, non avrebbe bisogno di creare condizioni in cui migliaia di persone sono state costrette di lasciare il paese, non avrebbe bisogno di tenere prigionieri i suoi avversari politici. Non ha più nessun appoggio da parte del popolo, mantiene il potere con la forza, ha creato il clima di terrore tenendo in ostaggio l’intero paese. Non lo si può definire “presidente” perché non è stato riconosciuto come tale e non sono state riconosciute le elezioni; secondo i sondaggi indipendenti documentati le elezioni avrebbe dovuto vincere Tikhanovskaya che ad oggi appunto rappresenta le forze democratiche bielorusse in Europa e nel mondo ed è stata riconosciuta da tanti paesi come la nostra leader.
D. – Come si manifesta il dissenso popolare in Bielorussia?
R. – Dopo le elezioni del 2020 e i risultati truccati da Lukashenka le proteste di massa sono andate avanti per mesi, le proteste che hanno coinvolto tutto il territorio e tutte le fasce della popolazione, dai medici agli operai, studenti, pensionati ecc. Sono andati avanti anche le repressioni, gli arresti, le torture nei carceri. Ad oggi il numero dei prigionieri politici in Bielorussia è intorno ai 1.500, alcuni hanno perso la vita nei carceri del regime, i principali oppositori di Lukashenka come Babaryka, Tikhanouski, Sieviarynec, Statkievich , Kalesnikava oltre ad essere stati condannati ai periodi di detenzione di tanti anni, subiscono ulteriori pressioni nei carceri, vengono privati di assistenza medica e legale, non hanno possibilità di comunicare con i famigliari; di loro non si hanno notizie da più di un anno. E’ chiaro che in questo clima di terrore non ci sono più manifestazioni di massa, ma questo non vuol dire che il popolo si è arreso. Esiste una rete di sostegno alle famiglie dei prigionieri politici, tanto lavoro si svolge in condizioni di alto rischio, ma non si ferma. Questo all’ interno del paese. In esilio invece esiste un’organizzazione delle forze democratiche sempre più forte e riconosciuta al livello internazionale che è il Gabinetto Transitorio Bielorusso guidato da Svetlana Tikhanovskaya, che si è occupata in questi anni dei rapporti tra le forze democratiche bielorusse e altri paesi e di tante questioni che riguardano aspetti politici, legali ed economici.
D. – Qual è la posizione dell’Unione Europea nei confronti del tuo paese?
R. – L’UE cosi come gli USA e il Canada non hanno riconosciuto i risultati delle elezioni del 2020 in Bielorussia riconoscendo di fatto come la leader Sviatlana Tikhanovskaya. A conferma di questo le sue numerose visite ufficiali in vari paesi. Tra le ultime è l’incontro a Malta con Roberta Metsola e l’accordo di cooperazione che è stato firmato tra l Parlamento Europeo e le forze democratiche bielorusse. E’ la prima volta che viene firmato questo tipo di accordo tra il Parlamento Europeo non con un governo ufficiale. Il nostro paese da sempre è stato un paese europeo, e uno dei nostri obiettivi principali è ritornare a far parte della famiglia europea come un paese libero e democratico.
D. – Una tua impressione sull’uso della propaganda da parte del regime bielorusso per controllare l’opinione pubblica e manipolare la narrazione dei fatti?
R. – Attualmente in Bielorussia non esiste la libertà di parola, cosi come non esistono le altre libertà fondamentali. Negli ultimi ani sono stati chiuse tutte le testate indipendenti e molti giornalisti si trovano in prigione. La TV statale continua a diffondere le falsità sullo stato delle cose ma in realtà con le tecnologie di oggi non è poi tanto impossibile restare aggiornati e informati sui fatti reali, certo con tante precauzioni, ma non è più possibile tenere a lungo le persone nel limbo della propaganda, la verità è molto più accessibile oggi che trent’anni fa.
D. – Quali prospettive può avere la Bielorussia stretta tra la guerra russo-ucraina e la comunità internazionale?
R. – E’ chiaro che la questione fondamentale è la guerra in Ucraina. Da questo dipenderà molto non solo il destino della Bielorussia ma anche il destino dell’Europa. Non vederlo è da incoscienti. Infatti i bielorussi fin dai primi giorni dall’inizio della guerra hanno espresso chiaramente il totale sostegno al popolo ucraino, con le varie organizzazioni del volontariato e aiuto ai profughi dai territori ucraini, con il sabotaggio e il movimento dei “partigiani ferroviari” che cercavano di impedire e impossibilitare gli spostamenti dell’esercito russo e dei fornimenti sul territorio bielorusso; uno delle maggiori formazioni militari volontari che combattono in Ucraina contro l’invasione russa è il Reggimento Kalinovski.
Mi chiamo Olga Surinova, sono bielorussa, vivo in Italia da più di vent’anni. La mia attività politica é iniziata poco prima delle ultime elezioni in Bielorussia del 2020. A luglio 2020 a Roma é stata svolta una delle prime manifestazioni della diaspora bielorussa in Italia. Negli anni a seguire mi sono occupata insieme al gruppo bielorussi di Roma di organizzazione di vari eventi legati alla Bielorussia, come appunto manifestazioni, incontri con politici, sindacati italiani, giornalisti, rappresentanti delle associazioni ecc. Uno dei progetti attuali é legato al docufilm “Insultati.Bielorussia” di Caterina Shulha, di cui organizziamo le proiezioni.