van Anzellotti è pilota con tanti anni di esperienza di volo sulle spalle, ha raccontato in due libri (“Storia di un pilota 1: dal funerale Alitalia alla fuga in Qatar”, “Storia di un pilota 2: dalle low cost alla conquista dell’Est” ) la sua esperienze di pilota in giro per il mondo, il vissuto, le scelte di vita non sempre semplici, le sorprese, le abitudini e tutto ciò che caratterizzava e caratterizza la sua quotidianità in Italia e per il mondo. Con lui ho chiacchierato anche del suo hobby di youtuber (12.400 i suoi followers). Ecco l’intervista:
D. – Che cosa ti ha mosso verso la tua professione e che tipo di formazione hai dovuto completare per diventare un pilota di linea?
R. – Per quanto possa sembrare divertente, l’ispirazione per diventare un pilota mi è venuta da ragazzino guardando i cartoni animati di Goldrake, di cui sono ancora un grande appassionato. Mi sono affascinato alle sue avventure e sognavo di emularlo pilotando anche io astronavi combattendo contro il male. Crescendo ho quindi maturato l’intenzione di intraprendere la carriera di pilota militare che era quella che più si avvicinava alle imprese del mio eroe preferito. Dopo le scuole medie ho quindi frequentato i cinque anni delle superiori all’Istituto Tecnico Aeronautico F. de Pinedo e successivamente l’Accademia della Guardia di Finanza come cadetto Pilota. Ho svolto l’addestramento di volo iniziale preso il 70 Stormo dell’AMI a Latina e poi ho volato su P166Dl3. Nel 2000 ho lasciato il mondo militare per iniziare una nuova avventura nel trasporto di linea con Alitalia su Md80 e poi in un giro per il mondo che mi ha portato in Asia e Medio Oriente pilotando anche Airbus 320 e B747
D. – In uno dei tuoi video raccontavi che l’attività di pilota si svolge in un “tubo a migliaia di metri di altezza”. Seppure tutti i lavori seguano una routine propria, il tuo non è poi così usuale e categorizzabile… Quali emozioni si percepiscono lassù e quanto tecnica e “sangue freddo” aiutino a gestire il momento?
R. – La natura che ci circonda offre sempre viste straordinarie tra albe e tramonti dai colori mozzafiato, prospettive uniche del mondo dall’alto e il confronto con le nubi che, se da una parte sono uno spettacolo meraviglioso quando le vediamo così da vicino, rappresentano un pericolo costante per la navigazione. Intanto abbiamo la consapevolezza di viaggiare assieme a centinaia di persone della cui incolumità siamo responsabili. Per riuscire a gestire le complesse operazioni di bordo e contenere le mille emozioni che si vivono in ogni istante dobbiamo essere un po` tecnici e un po` artisti; questo credo sia l’aspetto più affascinante della mia professione. Nonostante gli oltre trent’anni di attività, ogni volo per me è differente, non esiste una routine consolidata, ed è sempre una opportunità per assistere a situazioni in cui trovare nuovi spunti di riflessione per capire quanto l’umanità sia progredita in termini tecnologici, ma anche quanto le forze della natura siano più grandi di noi. Volare in sicurezza significa avere la giusta consapevolezza dell’equilibrio necessario tra le nostre capacità come piloti, i rischi inevitabili che sono insiti nel viaggio in aereo, le sfide che ci lancia la natura e quindi in finale sapere quando è il momento di mantenere la concentrazione al massimo e quando possiamo rilassarci e contemplare le bellezze che ci circondano.
D. – Quali consigli daresti a chi sogna diventare un pilota di linea?
R. – Oggi è necessario accettare l’idea che cambiare varie volte compagnia e soprattutto paese nell’arco della propria carriera è una possibilità concreta. Il modello di business attuale è molto variegato tra “low cost” che aprono e chiudono basi e che spesso sono solo una sorta di scuola di volo per iniziare, ma in cui l’attività di volo, la gestione dei turni o le modalità di avanzamento di carriera sono poco sostenibili nel lungo termine e le “major” basate in paesi molto differenti dall’Italia per clima e cultura e dove non tutti potrebbero adattarsi facilmente. Esiste poi il problema oggettivo del costo di tutte le licenze e abilitazioni necessarie anche solo per poter inviare il curriculum ad una compagnia aerea. Spesso mi si chiede com’è la situazione della richiesta di lavoro allo scopo di decidere se la spesa di decine e decine di migliaia di euro per l’ottenimento delle licenze può essere un investimento a basso rischio. Purtroppo, una risposta certa non esiste perché occorrono circa due anni per terminare un corso partendo da zero e l’aviazione ha la brutta abitudine di cambiare velocemente per cui se oggi c’è una grande richiesta di piloti non è detto che sarà lo stesso il giorno in cui si arriverà ad avere la licenza di pilota di linea nelle proprie mani
D. – Qual è stata l’esperienza più emozionante o difficile che hai vissuto come pilota di linea?
R. – Emozionante e memorabile certamente il mio primo atterraggio ad Anchorage in Alaska con il Jumbo in una notte di luna piena che illuminava le montagne innevate intorno all’aeroporto e l’aurora boreale che danzava nel cielo con le sue strisce gialle e verdi multiformi. Difficile, un atterraggio all’aeroporto di Fiumicino per la inusuale pista 25 con una situazione meteorologica estrema e forte turbolenza. Non ho mai visto tanti passeggeri scendere dall’aereo in silenzio e così bianchi in volto, ma allo stesso tempo molti ringraziando del lavoro che io e i miei colleghi avevamo svolto per portare tutti a terra in sicurezza e all’aeroporto di destinazione.
D. -Su You Tube hai molti followers(12.400), li accompagni con video in cui a racconti interessanti alterni dati e nozioni di volo che rendi fruibili anche a chi non ha dettagliate competenze tecniche. Quali sono le peculiarità da “youtuber”?
R. – Per me è un mondo nuovo al quale sono arrivato per caso senza alcuna esperienza pregressa o insegnamento specifico. Probabilmente faccio molti errori che un giovanissimo nato e cresciuto con i social non farebbe, ma cerco semplicemente di essere me stesso raccontando le mie esperienze e altri fatti legati all’aviazione così come mi vengono cercando sempre di mantenere un linguaggio semplice. La sfida maggiore è proprio quella di rendere fruibile ad un pubblico non tecnico situazioni che invece lo sono e spesso, anche solo trovare le parole giuste che chiunque possa capire, è molto complicato.
D. – Youtube ed i socials sono la nuova frontiera della comunicazione. Hai avuto un approccio misurato a questo nuovo mondo e a distanza di tempo come è cambiato, se lo è, il tuo rapporto con questo “nuovo mondo”?
R. – Lo scopo del mio canale è di raccontare e spiegare, non ho mi inseguito il numero dei followers o dei likes, se vengono sono i benvenuti ovviamente, ma sin dall’inizio ho cercato di puntare solo sulla qualità dei contenuti, infatti, mi rifiuto di creare copertine e titoli acchiappa-like con frasi e foto a effetto. So che avrei immediatamente tantissime visualizzazioni in più se parlassi di tragedie e usassi parole forti nei titoli, ma non è il mio stile. La mia idea è quella di creare una comunità di appassionati all’aviazione che sanno di trovare sempre contenuti utili e interessanti ad ogni mio nuovo video e che non devo ammaliare con effetti speciali.
D. – Hai anche scritto “Storia di un pilota. Dal funerale di Alitalia alla fuga dal Qatar”, un libro che guida il lettore tra emozioni, sorprese ed un futuro tra due realtà e due mondi diversi tra loro. Cosa ti è rimasto di italiano e cosa di qatariota?
R. – Ho vissuto all’estero tanti anni, non solo in Qatar, e certamente mi sono sempre portato dietro una certa creatività tipica italiana e il piacere per la buona cucina. Al lavoro cerco sempre di trasmettere ai miei colleghi più giovani la passione di una tradizione antica che nasce in Italia negli anni Venti con le trasvolate di Nobile, Ferrarin, De Pinedo, Del Prete, Balbo che ancora mi ispirano. Del Qatar non saprei, forse tre anni non sono stati sufficienti ad assorbire la cultura locale, ma se da una parte ho ammirato la loro forte voglia di fare e l’ambizione di diventare velocemente i numeri uno su vari fronti, dall’altro non mi è mai piaciuto il modo in cui trattavano gli operai della bassa manovalanza, che poi erano i protagonisti della costruzione della città del futuro. Spero che dopo tanti anni dalla mia partenza le cose siano cambiate.
D. – Progetti per il futuro: pilota, scrittore o youtuber o tutti e tre?
R. – Pilota sicuramente, è la mia professione, ne avrò ancora per molti anni e comunque continua a darmi grandi soddisfazioni nonostante un certo modo di fare business che non mi sta piacendo. Scrittore e Youtuber sono due bellissimi hobby che spero di avere il tempo di portare avanti ancora in futuro. Ho tantissime storie da raccontare e posso anticipare di avere iniziato a scrivere il terzo volume della serie “Storia di un pilota’ che, se tutto andrà bene, sarà pronto per la fine del prossimo anno.
I libri scritti da Ivan.
Storia di un pilota 1: dal funerale Alitalia alla fuga in Qatar
Storia di un pilota 2: dalle low cost alla conquista dell’Est
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